DAZED AND CONFUSED
Pordenone
Sono confuso.
Davvero c’è di che essere disorientati. Non solo per i risultati elettorali, che forse erano prevedibili, ma per la piega che sta prendendo il dibattito in questo Paese. Un dibattito che sembra non tener conto dei bisogni dei cittadini e della comunità in genere. Già non ha senso il distinguo tra fasce deboli e non. La comunità, e quindi il Paese, è un’unica fascia debole.
La sensazione è quella di assistere, inermi, a un delirio (politico) generalizzato. Chi pensa ad alleanze assurde, chi tenta alleanze e corteggiamenti non corrisposti, e chi di alleanze non vuol farne in una logica di strategia dell’azzeramento totale dell’attuale classe politica. Una sorta di resa dei conti complessiva, senza vie di mezzo, senza compromessi, senza gradualità. Sarebbe come fare uno sciopero generale della sanità, senza garantire i servizi essenziali. Oppure, siglare un contratto di lavoro aumentando i salari del 200%, senza sentire le parti datoriali. Quali potrebbero essere gli effetti collaterali? Sono facilmente immaginabili.
La consapevolezza di quello che potrebbe accadere, è chiara a tutti o lo è solo per coloro i quali tirano le fila di questo epocale braccio di ferro? Chi possiede un paracadute così resistente da potersi sentire al sicuro dagli effetti collaterali di un chirurgico sfascio generalizzato? I politici della vecchia generazione di sicuro sì, perderebbero il potere e qualche privilegio, ma di sicuro hanno già capitalizzato (chi più, chi meno) quanto necessario per uscirne senza danni, e con molte opportunità di dignitosa (solo economicamente in molti casi) sopravvivenza.
Ma gli altri? I cittadini comuni, siano essi occupati, disoccupati o imprenditori? Tutte quelle persone che sono andate a votare, inseguendo legittimamente il proprio ideale o interesse, saranno tutelate? E da chi? Da burattinai incappucciati che (dal bagnasciuga della loro villa al mare) non rilasciano interviste e non ne fanno rilasciare? E gli stessi che interviste non ne possono rilasciare, sono attori consapevoli di questo disegno distruttivo? Li abbiamo visti tutti, sono persone comuni, lavoratori, piccoli imprenditori, impiegati, studenti, professionisti, anche cooperatori. Brave persone, insomma. Ma sono in grado di essere protagonisti responsabili del cambiamento radicale che pare si stia delineando?
Sia chiaro: io sono più che convinto che il cambiamento sia necessario!
Ma la domanda che pongo come cittadino, come lavoratore e come dirigente di una impresa sociale (perché impresa siamo) è: siamo sicuri che il guru stia indicando la strada giusta? I giovani parlamentari neo eletti faranno solo da comparse in una sceneggiatura scritta a due mani, o vorranno provare a essere loro i protagonisti? Non intendo che si debbano far “comprare”, come alcuni temono. Il loro ruolo può e deve essere quello di coloro che dettano le condizioni di un vero cambiamento. Devono fare squadra per vigilare che ciò davvero avvenga. Devono fare in modo che le mummie vengano messe all’angolo e pretendere che il prossimo governo lavori veramente per i cittadini. Io credo che lo possano e lo debbano fare. E’ un’occasione unica. Il cambiamento è come un’impresa cooperativa. Non la può guidare un padrone, è una “cosa collettiva”. E’ una “cosa di tutti”. Serve a tutti e tutti servono a lei.
Leo Tomarchio